lunedì 8 marzo 2010

“POVERI I NOSTRI FIGLI” di Antonio Marfella



Martedì prossimo venturo, 09/03/2010, c'è un incontro con Marfella presso la parrocchia "San Paolo Apostolo" di Caivano (P.co Verde).
Per intanto pubblico un suo articolo apparso su “Terra”.
Antonio Merola.

“POVERI I
NOSTRI FIGLI”

DI ANTONIO MARFELLA
www.terranews.it venerdì 5 marzo 2010
E' ormai chiaro alla Corte
di Giustizia Europea, come
a tutti noi cittadini della
Campania che hanno scelto
di non fuggire o delegare
ma di affrontare il problema,
che è stato creato un sistema
industriale profondamente
scorretto. Il cui vero
scopo è stato quello di creare
un unico flusso indifferenziato
di materiale in cui
fare confluire la somma dei
rifiuti urbani e speciali industriali
prodotti non solo
in Campania. Realizzando
così enormi profitti ma
con un impatto devastante
sulla natura e quindi sulla
salute pubblica. Il pensare
di creare impianti sovradimensionati
ma non inseriti
in un corretto sistema integrato
di trattamenti dei rifiuti
solidi urbani (esempio:
assenza di impianti di compostaggio)
ha creato quel
pericolosissimo “vuoto” nel
quale, come da tabella ufficiale
dell’Arpac (Agenzia regionale
protezione dell’ambiente),
a fronte di 910mila
tonnellate di rifiuti speciali
in uscita avremmo dovuto
riportare in Campania non
solo altre 260mila tonnellate/
anno di rifiuti speciali
da smaltire (in gran parte
pneumatici) ma soprattutto
in regione sarebbero dovuti
tornare almeno 600mila
tonnellate di tir vuoti. Camion
che così non sono mai
rientrati. E tutte le nostre discariche
legali e illegali hanno
dovuto ingoiare ben oltre
il 10 per cento di rifiuti tossici
e nocivi. Tutte le nostre
discariche (Lo Uttario, Pianura,
ecc.) sono state oggetto
di questo mortale circolo
vizioso di trasporto su gomma.
Lo scoppio della cosiddetta
emergenza rifiuti si
deve in gran parte a que-
sto eccesso di arroganza nel
pensare che mai si sarebbe
capito sino a che punto eravamo
oggetto di smaltimenti
tossici e nocivi, sulla base
della nostra proverbiale «inciviltà
». Da questo mortale
avvelenamento sono ormai
passati oltre vent’anni. Oggi
in Campania nessuno discute
più sulla gravità degli
effetti, soprattutto sui giovani,
di questo mancato controllo
del territorio. È il più
grande disastro ambientale
negato d’Italia. Siamo la regione
più giovane del Paese
e perciò quella che riceve i
minori finanziamenti in Sanità
pro-capite. Ma i nostri
ragazzi sono già i più infertili
d’Italia (dati Società italiana
andrologia 2008), e abbiamo
un certificato eccesso
di carcinoma del testicolo
nelle zone dell’ormai universalmente
noto “triangolo
della morte” (Nola-Acerra-
Marigliano). A dirlo sono
i dati dell’unico registro
tumori regionale del 15 febbraio
2010. Come nella tragedia
greca di Antigone, il
mancato rispetto delle leggi
della natura, sta colpendo
non i colpevoli, cioè noi
della generazione di 50enni
che avevamo ereditato
la regione più bella d’Europa,
ma i nostri figli. La condanna
dell’Ue va interpretata
per quello che è: non una
sfida ma un atto di amore di
tutti popoli d’Europa verso
la Campania. Nella speranza
che i responsabili di questa
tragedia vengano perseguiti.
Che almeno chiedano
pubblicamente scusa come
i popoli orientali insegnano
(vedi Toyota). Avere pensato
di risolvere tutto mettendo
la spazzatura “sotto il tappeto”
davanti ai commissari
Ue è stato solo l’ultimo “colpo
di teatro” di questa tragedia
in scena ormai da troppi
anni. I cittadini campani,
molto più dei propri governanti,
sanno cosa fare. Ci
sia concessa la possibilità di
riprenderci il corretto controllo
del nostro territorio.
* oncologo e tossicologo