mercoledì 16 giugno 2010

UN TERMOVALORIZZATORE A S.MARIA CAPUA VETERE? (3)


Ricevo e volentieri pubblico l'intervento di Giuseppe Messina, Agronomo e ricercatore univesitario di "Legambiente" (http://www.messinagiuseppe.it/), tenuto ieri presso l'Ordine dei Medici di Caserta nel convegno, organizzato dall'Isde, Medici per l'Ambiente, presidente Gaetano Rivezzi, su “LA SALUTE AL CENTRO DELLE ATTENZIONI DELLE COMUNITA’ LOCALI SULLE GESTIONI AMBIENTALI”.

- L’Organizzazione Mondiale della Sanità già nel 2006 ha ampiamente provato l’alta probabilità fra presenza di rifiuti e tumori alle parti molli in rapporto ai quali il principio di precauzione da adottare nelle scelte territoriali appare del tutto ovvio;
- L’ONU nel 2007 ha inserito la Campania e più segnatamente la provincia di Caserta fra i territori a desertificazione spinta e per recuperare i terreni occorre recuperare restituire ai suoli agricoli quanta più sostanza organica possibile. E’ interessante osservare che anche se si ipotizzasse il recupero di tutta la frazione organica dai rifiuti essa potrebbe soddisfare appena il 7,8 % del, fabbisogni in una ipotesi di innalzamento del livello di s.o. di appena l’1% in 20 anni;
- L’ISTAT nell’ultimo rilevamento ci dice che in provincia di Caserta e di Napoli l’aspettativa di vita è di 2,5 anni in meno rispetto alla media nazionale;
- Lo Uttaro è stato ed è ancora un disastro ambientale come hanno stabilito, oltre che i decisivi atti della magistratura, una relazione della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, nella passata legislatura e confermato nel febbraio scorso dallo stesso assessore regionale all’ambiente Ganapini;
- L’ARPAC ha dichiarato il disastro ambientale per i Regi Lagni già nell’aprile scorso;
- La stessa ARPAC ha confermato per la decima volta il divieto di balneabilità di tutto il litorale domitio ad esclusione del piccolo tratto Cellole-Sessa Aurunca e la provincia, incredibilmente, propone un cosiddetto “piano antinquinamento” costituito da griglie per bloccare i macrorofiuti che giungono alla foce dei regi Lagni e una condotta sottomarina “che scarichi ad almeno nove chilometri dalla costa, i liquami depurati, tale da consentire al mare la depurazione degli inquinamenti biologici”. Così Zinzi sui giornali di oggi e sulla cui vicenda ci riserviamo di richiedere ulteriori chiarimenti;
- L’occupazione registra un calo (- 4746 ULU) e l’export casertano segna un crollo, nel primo trimestre di quest’anno del 39% (17% nell’arco di un anno, mentre crescono le regioni meridionali). La filiera agro alimentare e la mozzarella di bufala in particolare, presenta un’impennata delle vendite del 92,71% in un biennio e + 88,87% nel 2010; e nonostante questi risultati e la fertilità dei suoli Caserta non appare neanche agli ultimi posti tra i territori produttivi di eccellenza.
Ed inoltre sul piano ambientale registriamo ancora:
Per i rifiuti
• 4 centri di raccolta materiali;
• 3 discariche di cui 1 attiva (quella di Maruzzella);
• 1 inceneritore a Marcianise;
• 1 stabilimento di tritovagliatura e imballaggio rifiuti (ex cdr);
• 2 siti di stoccaggio rifiuti tal quale;
• 1 impianto di compostaggio ancora in costruzione sempre a Santa Maria La Fossa.
E ancora:
- 4 impianti di compostaggio sequestrati e chiusi;
- 39 discariche di cui 36 siti pubblici;
- 815 siti di abbandono incontrollato di rifiuti;
- 347 impianti per attività produttive;
- 3 impianti per trattamento rifiuti industriali;
- 2 cementifici obsoleti e in pieno aree urbane (Caserta e Maddaloni) e di fronte al costruendo policlinico universitario per 550 degenti;
- 458 cave (presenti in 75 comuni su 104) la più alta concentrazione di cave di calcare del pianeta, di cui:
• 376 abbandonate o chiuse
• 46 autorizzate
• 36 Abusive
In questo quadro di autentico disastro ambientale, economico, finanziario e morale dove avremmo bisogno da subito:
• Di un puntuale confronto con l’A.ne Provinciale e tutte le componenti della società casertana a partire dalle organizzazioni professionali e quella degli industriali a finire con le associazioni ambientaliste;
• Di un piano provinciale per il ciclo del recupero del materiale a partire dalla situazione reale di dotazione degli impianti macchinari ed attrezzature esistenti ma in un quadro di strategico recupero del materiale e non della loro distruzione attraverso le discariche o gli inceneritori e di rispetto del territorio agricolo anche attraverso la nascita di un polo ove allocare tale filiera;
• di una manutenzione del territorio (a partire dal Volturno) che assicuri sicurezza e occupazione;
• di una filiera industriale per il recupero del materiale e la loro almeno prima trasformazione;
• del recupero della frazione umida dai r.u. per affrontare seriamente la questione della desertificazione di cui nessuna parla;
• di un serio piano di bonifica del territorio a partire almeno dalla discarica illegale e abusiva di Lo Uttaro e dall’obbligo per i comuni (22 su 104) di collegare le fogne con gli impianti di depurazione e le cui fogne, allo stato, sversano, invece, nei Regi Lagni anche attraverso atti eccezionali quali il commissariamento ma utilizzando le risorse locali per far fronte a questo obbligo di legge;
• di bloccare ogni aumento della Tarsu fin quando non si sarà chiarito e definite le effettive necessità di personale nella Gisec in considerazione del fatto che il dato medio nazionale di fabbisogno di personale è di un operatore ogni 1000 abitanti mentre in provincia di Caserta superiamo di gran lunga il 300% di tale fabbisogno. Non si può scaricare sull’utenza una sciagurata gestione clientelare delle risorse da parte dei decisori politici che si sono rivelati indegni, incapaci e inadatti al ruolo ricoperto;
• del passaggio dalla Tarsu all’imposta quale atto obbligatorio e minimo per introdurre reali elementi di equità nel pagamento del tributo dovuto in materia di igiene urbana.
E mentre Ganapini e altri provano in modo inequivocabile che l’attuale dotazione di macchinari, impianti e attrezzature in provincia di Caserta per il trattamento dei rifiuti e dei materiali recuperabili è di oltre il 140% del fabbisogno il presidente Zinzi e i suoi sodali pongono come primo obiettivo in materia ambientale la realizzazione dell’inceneritore di cui lo stesso Bertolaso aveva dichiarato l’inutilità e anche l’impossibilità di realizzarlo vista la carenza di finanziamenti possibili.
In questo quadro c’è da chiedersi come mai non si parte dalle risorse che abbiamo? Qual è il senso di certe scelte.
Il presidente Zinzi, infatti, pone come prima proposta, incredibilmente, la realizzazione dell’inceneritore.
E allora, la domanda che mi pongo è la seguente:
“Queste persone e per evitare equivoci mi riferisco a Casentino, Zinzi e Arena chi rappresentano esattamente vista:
1) quanto provato circa l’attuale dotazione di impianti, macchinari e attrezzature per avviare un accettabile ciclo del recupero dei materiali;
2) la situazione appena illustrata e visto che il pentito Vassallo sull’inceneritore, strumentalmente trasferito da Battipaglia a Santa Maria La Fossa per difendere là la produzione della mozzarella di bufala (appena il 9%) contro l’80 % in provincia di Caserta dichiarata dall’UE area dop, ha dichiarato e la magistratura ampiamente provato circa la posizione di Cosentino: «Da Sergio Orsi ho avuto una conferma di questa ricostruzione. Infatti, egli mi ha spiegato che il sindaco di Santa Maria La Fossa, Abbate, mentre pubblicamente, con la popolazione contrastava il progetto del termovalorizzatore a Santa Maria La Fossa, per altro verso aderiva, o comunque soggiaceva, alle necessità imposte dal clan Schiavone che sosteneva il progetto. E ho avuto un´altra conferma dallo stesso Cosentino». Infatti Vassallo, dopo aver raccontato di un suo incontro proprio con l´onorevole, avvenuto in una sua abitazione di Casal di Principe, spiega: «Cosentino mi spiegò, vista la mia palese delusione, quali erano le vere ragioni della mia esclusione dal consorzio (...). Mi spiegò che ormai gli interessi economici del clan dei Casalesi si erano focalizzati, per l´attività in questione, nell´area controllata dagli Schiavone (in particolare, Cicciariello aveva potere su tutto il territorio di S. Maria La Fossa) e che, pertanto, il gruppo Bidognetti era stato «fatto fuori» in tale area; ne derivava la mia estromissione. In poche parole, Cosentino mi disse che si era adeguato alle scelte fatte «a monte» dal clan dei Casalesi che aveva deciso che il termovalorizzatore si sarebbe dovuto realizzare in quel comune, e che anche l´affare del Consorzio Ce4/ECo era uno degli affari degli Schiavone. Egli, pertanto, aveva dovuto seguire tale linea ed avvantaggiare solo il gruppo Schiavone nella gestione dell´affare».
3) Visto, infine, che Nicola Cosentino è indagato per concorso esterno in associazione camorristica da oltre un anno con richiesta di arresto negata dalla giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera dei deputati?
Ripeto la domanda: “L’inceneritore che Zinzi vuole realizzare in questa provincia serve a questo territorio? E se serve a chi serve? Credo che sia arrivato il tempo in cui ognuno dovrà dire da quale parte stare. Già in molti hanno scelto.
Caserta, 15 giugno 2010
Giuseppe Messina


Nella foto: Giuseppe Messina